30 Settembre: San Girolamo (Biografia dialogata)
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San Girolamo (30 settembre) «Perciò ti ammonisco e ti scongiuro piangendo e gemendo: nel percorrere la via di questo mondo non rivestiamoci di due tuniche, vale a dire di una doppia fede.. non desideriamo possedere, al tempo stesso, Cristo e il mondo. Al posto di cose effimere e caduche subentrino cose eterne; e, dato che ogni giorno – parlo per il corpo – moriamo un po’, non riteniamoci immortali per il resto, proprio per poter essere immortali». Con queste parole Girolamo si rivolgeva ad un gruppo di donne (di cui era diventato riferimento) dedite alla vita ascetica, esortandole dopo la morte di una di loro, Lea. Parole che valgono per ognuno di noi..Proprio così. Ma Girolamo era molto legato a questo gruppo femminile: ogni volta che terminava un libro si confrontava immediatamente con le monache circa il contenuto. Faceva loro da maestro e, a sua volta, le ascete facevano a lui da “filtro”. In che senso?Mitigando il suo caratteraccio. L’iconografia ce lo mostra spesso nell’atto di battersi il petto con una pietra, come segno di penitenza, dato che aveva davvero un pessimo carattere: aggressivo e facilmente irascibile, ma molto dotato sotto il profilo intellettuale, spese buona parte della sua vita a polemizzare, sia verbalmente che per iscritto, indirizzando polemiche talvolta molto violente, fino a surclassare i suoi numerosi avversari, tra i quali sant’Ambrogio, san Basilio e il caro amico sant’Agostino. Scagliatosi contro il clero romano, accusandolo di mondanità, aveva definito alcuni “asini bipedi”. Come racconta egli stesso, il Signore in persona lo rimproverò aspramente, apparendogli in sogno, di essere “ciceroniano ma non cristiano”. Un difetto insomma di cui era ben conscio. Scrisse tra l’altro parole dure contro il calunniare, che definiva «l’ultimo laccio del diavolo», in quanto si tratta di un difetto «penetrato così fortemente nell’animo umano, che anche coloro che si sono allontanati di molto dagli altri vizi, cadono in questo». I suoi tanti scritti ci dicono dunque che era una persona di grande cultura.Enorme. Nato in Dalmazia nel 342 ca., ma romano di formazione – nella Città Eterna divenne prima guida spirituale dell’aristocrazia femminile, quindi segretario di papa Damaso – fu davvero uno spirito enciclopedico: rètore, filosofo, dialettico e grammatico, capace di pensare e scrivere in ebraico, latino e greco. Stabilitosi in seguito a Betlemme, dove trascorrerà gli ultimi 35 anni della sua vita, morendovi nel 420, divenne l’autorità incontrastata nel campo degli studi biblici: tradusse in latino la parte della Bibbia redatta originariamente in ebraico ed aramaico, mentre la traduzione della parte in greco fu compiuta successivamente da un suo discepolo, Rufino il Siro. Girolamo diede così vita alla famosa Vulgata, quella traduzione latina che diverrà la base per altre successive traduzioni nelle diverse lingue mondiali. Dunque gli siamo in qualche modo debitori.Assolutamente sì. Oltre alla già citata traduzione scrisse anche diverse opere di commento alla sacra Scrittura. E anche in campo biblico – come possiamo immaginare – era molto esigente, tanto da scrivere che «colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo». Un’affermazione che “inchioda” ogni cristiano di ogni tempo. La Bibbia, infatti, detiene il triste record di essere il libro più venduto al mondo, e, al tempo stesso, il meno letto e conosciuto! Un dato sul quale dovremmo riflettere a lungo.. A tali parole di monito ne aggiungeva tuttavia anche altre di sprono. Commentando il già citato primo capitolo del libro di Isaia, dice: «Non ti sembra di abitare già, qui sulla terra, nel regno dei cieli, quando si vive tra questi sacri testi, quando li si medita, quando non si conosce o non si cerca di conoscere nessun’altra cosa?». Davvero parole meravigliose e sferzanti al tempo stesso.La sua erudizione non era però accompagnata dall’umiltà: compose anche la p...