19 Ottobre: Santi martiri Canadesi (Biografia dialogata)
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Santi Giovanni de Brebeuf, Isacco Jogues e Compagni (19 ottobre)Giovanni De Brébeuf, Carlo Daniel, Gabriele Lalement, Carlo Garnier, Natale Chabanel.. Renato Goupil, Isacco Jogues, Giovanni de La Lande.. Di chi sono questi nomi?Dei martiri che celebriamo oggi: i primi cinque erano presbiteri gesuiti, uccisi nel 1649 nell’attuale Canada; gli altri tre erano invece un presbitero e i suoi coadiutori, martirizzati tra il 1642 e il 1647 negli attuali Stati Uniti d’America. Ciò che li accomuna è la loro attività missionaria presso gli indigeni dell’America settentrionale, sono stati infatti canonizzati insieme da Pio XI nel 1931. Di quali indigeni stiamo parlando?Se nei film western agli indiani veniva attribuito il ruolo di “cattivi”, un occhio critico capisce immediatamente che al limite è vero il contrario. I primi cristiani coi quali vennero a contatto i pellerossa canadesi furono probabilmente gli Algonchini, tuttora la tribù di nativi americani più popolosa, tanto che per potersi organizzare si suddividevano in clan e tribù, suddivise a loro volta in nazioni e confederazioni. Le tribù prendevano il nome dal loro capo, il più celebre dei quali fu il padre di Pocahontas, divenuta famosa dopo aver sposato un uomo inglese. Il francese Giovanni De Brébeuf li accompagnò per cinque mesi nel periodo di caccia, lasso di tempo durante il quale conobbe la loro lingua al punto da crearne il vocabolario. Non solo, da questi passò alla tribù degli Uroni, al tempo residenti nell’attuale Ontario, e della quale redasse perfino un catechismo: mirabile esempio di inculturazione religiosa! Che grande uomo e che cristiano..Già.. in una delle sue Note spirituali così si esprime: «Alla presenza dell’eterno tuo Padre, e dello Spirito Santo, alla presenza della tua santissima Madre e del suo castissimo sposo, davanti agli angeli, agli apostoli e ai martiri, ai miei venerati padri sant’Ignazio e san Francesco Saverio, faccio voto, sì, mio Salvatore Gesù, faccio voto di non sottrarmi mai, per quanto sta in me, alla grazia del martirio, se, per tua infinita misericordia, vorrai un giorno presentarla a me, tuo indegno servo.. per tutto il resto della mia vita, voglio che non mi sia più dato o permesso fuggire le occasioni di morire e di versare il mio sangue per te..». Un coraggio ed una fede davvero ammirabili, degne di un gesuita.Non a caso uno dei motti di questi “soldati di Cristo”, come vennero spiritualmente chiamati, era perinde ac cadaver, dal latino “allo stesso modo di un cadavere”. Tale locuzione, evocata spesso per sottolineare la disposizione al martirio da parte dei gesuiti, in realtà compare nelle Costituzioni della Compagnia di Gesù, al paragrafo 547, in relazione all’obbedienza: «..Persuasi come siamo che chiunque vive sotto l'obbedienza si deve lasciar portare e reggere dalla Provvidenza, per mezzo del superiore, come se fosse un corpo morto (perinde ac cadaver appunto), che si fa portare dovunque e trattare come più piace». Tornando a Giovanni, come morì esattamente?Nelle già citate Note spirituali aggiunge: «..quando avrò ricevuto il colpo mortale, mi obbligo ad accettarlo dalla tua mano con tutto il desiderio e la gioia del mio cuore. E perciò, o mio amabile Gesù, io ti offro fin da questo momento.. il mio sangue, il mio corpo e la mia vita.. poiché tu ti sei degnato di morire per me». Tali parole furono premonitrici e profetiche. Dopo aver battezzato oltre settemila Uroni, il 16 marzo 1649 la tribù degli Irochesi, loro acerrimi nemici, invasero la missione, legarono il gesuita ad un palo e, dopo averlo torturato in ogni maniera (strappandogli le unghie e scotennandolo), furono ammirati dal suo incredibile coraggio: gli squarciarono il petto e gli mangiarono il cuore, pensando in tal modo di cibarsi della sua forza d’animo. Non a caso lo soprannominarono Echon, “l’uomo che porta i fardelli”. «O Dio, che hai consacrato le primizie della fede nelle regioni settentrionali dell’America, con la predicazione e il martirio dei s...